Brexit: In Inghilterra è caccia agli studenti. I Voti non contano più.
Ormai uno studente su tre in Inghilterra ha smesso di preoccuparsi dei risultati dell’esame finale A Level, che è un po’ simile alla nostra maturità. Fino a qualche tempo fa questo test creava stress e ansia, perché dall’esito finale dipendeva l’ammissione nelle università migliori. Ultimamente, invece, molti atenei hanno cominciato ad avanzare offerte incondizionate ai giovani non appena chiedono informazioni sui corsi. Significa che li invitano a iscriversi con mesi di anticipo, spiegando che non ha importanza il risultato finale che otterranno negli esami della scuola secondaria.
Il fattore Brexit
A spingere le università ad agire in questo modo è probabilmente il desiderio di riempire i ranghi in un periodo non proprio florido, con le tasse sempre più alte che fanno da deterrente per molti giovani e la penuria di allievi che si registra anche per il rischio che si contragga la domanda dei candidati dall’Unione europea, che sono in diminuzione per la paura delle conseguenze della Brexit.
Le offerte incondizionate
Il fenomeno delle offerte incondizionate, poi, è aumentato da quando il Governo ha tolto il tetto per le ammissioni, lasciando liberi gli atenei di accettare quanti studenti vogliono. Secondo le ultime statistiche, infatti, nel 2013 le offerte incondizionate sono state tremila, mentre lo scorso anno sono arrivare a 86mila. Solo che esiste il rischio che la sicurezza di uno spazio nell’università prescelta spinga i ragazzi a prendere meno sul serio l’impegno degli esami. Secondo Damian Hirst, ministro dell’istruzione britannico, si tratta di un dato preoccupante. A suo parere, infatti, l’uso sistematico delle offerte incondizionate non è nell’interesse degli allievi, perché rende meno efficace l’educazione e il processo di selezione. Anche se l’accesso all’educazione superiore non avviene mai a cuor leggero.
Un affare serio
In Gran Bretagna più che altrove seguire un corso universitario è un affare serio. Il fenomeno dei «fuori corso» è praticamente inesistente, anche perché gli esami sono su base annuale. E poi c’è la questione dei costi. La sola retta per un anno di iscrizione costa oltre 9mila sterline nelle università pubbliche, quindi chi si trova a pagarle – studenti o genitori – sa che deve fare le cose sul serio. Il ministro, infine, insiste anche sul fatto che avere voti più bassi agli A Levels potrebbe avere un impatto negativo sulla carriera dei giovani.
Pregi e difetti
Secondo le università che le praticano – e non sono certo le top universities come Oxford e Cambridge – invece, le offerte incondizionate hanno il vantaggio di tranquillizzare i ragazzi, che senza lo stress del voto massimo per ottenere un buon posto da matricola, finiscono per rendere di più. E in fondo i dati dell’Ucas non dimostrano differenze abissali. La percentuale di studenti che ottengono il massimo dei voti è solo leggermente superiore per coloro che hanno un’offerta collegata al merito, rispetto a quella dei compagni che non se ne devono curare.
Le borse di studio
Anzi, secondo alcuni atenei, sarebbe vero il contrario, con una progressione migliore dei ragazzi che hanno già un posto sicuro. Questi ultimi, infatti, si dedicherebbero agli esami finali perché ci tengono e non perché temono che altrimenti la loro carriera avrà una battuta d’arresto. Alcuni atenei, come ad esempio Portsmouth, infine, vedono l’offerta incondizionata come una regola utilissima e l’hanno rinforzata con un sistema di premi. Così i ragazzi che decidono di iscriversi in anticipo possono anche aspirare a una borsa di studio di mille sterline, nel caso in cui migliorino rispetto alle aspettative e raggiungano il voto massimo, che è una A.